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L’evoluzione delle city cars

04/12/2023
Il concetto originale di city car è nato come risultato del crescente mercato dei veicoli entry level negli anni '20 e '30. La grande depressione fece crollare il mercato dei veicoli grandi e lussuosi e di conseguenza i produttori non avevano altra scelta che costruire veicoli piccoli ed economici che le persone potessero permettersi. Tuttavia, questi veicoli non erano specificamente contrassegnati come veicoli da utilizzare nelle città o nelle aree congestionate. Erano puramente da usare come auto per le persone; auto progettate per essere economiche, vendere un gran numero di unità e mettere su ruote persone che non avevano posseduto auto. Un certo numero di queste auto piccole ed economiche furono vendute prima della guerra, tra cui l'Austin 7 degli anni '20, la Fiat 500 "Topolino" degli anni '30 e la Crosley degli anni '40.

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Nel dopoguerra tutti i costruttori si lanciarono sul segmento, chiamandole microcars. Le più famose furono la Fiat 500 originale e la prima Mini, poi la 600, insomma anche senza chiamarle Citycar le macchine lunghe più o meno tre metri e larghe meno di un metro e 50 c’erano davvero e se la cavavano meravigliosamente in città molto più piccole e con molto meno traffico.

Allora la prima esigenza era il costo, erano nate per il mondo operaio, anche se la Mini, e lo vedremo in un Podcast a lei dedicato, con le vittorie nei Rally divenne anche uno status symbol. Poi nel 1955 arrivò la Fiat 600, la vettura che motorizzò gli italiani, e nel 1972 la Fiat 126, creata per sostituire la 500. 

Negli anni '70 la Citroën LNA e la relativa Peugeot 104 a tre porte offrivano auto compatte da città di circa 3,3 m, seguite dalla Fiat Panda nel 1980. In Giappone, la produzione di veicoli piccoli iniziò intorno al 1955-1958 da Daihatsu, Mitsubishi, Subaru e Suzuki. Il boom però arriva alla fine degli anni ’80: Le supermini erano cresciute fisicamente così tanto che molti acquirenti volevano auto a quattro posti ancora più piccole.

In Giappone, gli acquirenti avevano un'ampia scelta tra autovetture, microvan e camion piccolo, come Honda Today e Honda Acty, le Subaru Sambar e Subaru Vivio, le Daihatsu Atrai e Daihatsu Mira, le Mitsubishi Minica e Mitsubishi Minicab e le Suzuki Fronte e Suzuki Wagon R. In Europa furono lanciate numerose auto di piccole dimensioni, tra cui la Lancia Y10 nel 1985, lunga 3.390 millimetri, e la Renault Twingo nel 1993, che presentava un design simile a un monovolume nonostante le sue dimensioni, 3.430 millimetri di lunghezza e 1.420 millimetri di altezza.

Combinata con un design esterno e interno originale divenne rapidamente un best-seller La Fiat Cinquecento nasce nel 1991 per sostituire la 126, fu prodotta con grandi polemiche in Polonia, e aveva trazione anteriore e motore anteriore completamente diversa dall’antenata. Oltre a 700 bicilindrico da 30 CV e 900 a quattro cilindri da 41 CV, benzina entrambi, fece l’esordio un motore elettrico da 13 CV destinato alla variante Elettra. Nel 1993 la potenza del 900 scende a 39 CV mentre l’anno seguente si segnala l’arrivo della versione “pimpante” Sporting dotata di un 1.1 da 54 CV e contraddistinta dall’assetto sportivo. La Fiat Seicento del 1998 invece non è altro che un profondo restyling della Cinquecento caratterizzato da un design più tondeggiante, da interni ridisegnati e da un pianale leggermente rivisto. La gamma motori al lancio comprende due unità a benzina: un 900 da 39 CV e un 1.1 da 54 CV, affiancate l’anno seguente da un propulsore elettrico da 20 CV.

Nel 2000, in concomitanza con un leggero restyling (nuovo logo del marchio piemontese, presa d’aria anteriore maggiorata, lifting alla strumentazione) il 900 sparisce dal listino, seguito nel 2002 dalla versione Elettra. Fu alla fine degli anni 90 che il concetto di Citycar cominciò ad essere assai poco preso alla lettera, a non superare la lunghezza dei 3 metri e mezzo rimase ben poco, e il metro e mezzo di larghezza iniziò a diventare un miraggio, con successi come la Ford Fiesta, l’Opel corsa, la Seat Ibiza e la Volkswagen Polo. In totale controtendenza, però, arrivò la SMART, che divenne davvero immediatamente una leggenda. Sarà conosciuta come Fortwo solo a partire dal 2003, e la gente fu sconvolta dagli appena due metri e mezzo, senza cofano anteriore, con pannelli di policarbonato facilmente rimovibili e sostituibili, in modo da personalizzare facilmente la propria auto, e una cellula Tridion a vista.  

Le accresciute dimensioni sono quasi tutte state generate dai crash test e quindi da strutture di rinforzo, ma ci sono furono anche strategie commerciali, e oggi più che al prezzo si guarda alla possibilità di parcheggiare ma senza penalizzare troppo la comodità. Nel 1980 la Panda, regina indiscussa del cosiddetto «segmento A», aveva un’impronta a terra di 4,9 metri quadrati, oggi siamo quasi a 6. Il che vuol dire anche complessivamente meno mobilità cittadina e più parcheggi occupati! Oggi Le city car si contraddistinguono per le dimensioni della carrozzeria fino a 390 cm, partendo per esempio dalla Dacia Spring, elettrica, con le versioni Confort e Confort plus, 374cm, praticamente gli stessi della PEUGEOT 208, erede dopo dieci modelli della PEUGEOT 104 del 1972. Però contemporaneamente dal mitico MIT si è cominciato a sviluppare un prototipo di city car, rigorosamente elettrico e dalle dimensioni ancora più piccole degli originali del ‘900!! L’obiettivo dei ricercatori sono addirittura i 2 metri di lunghezza, due passeggeri al massimo, 400km di autonomia elettrica.

Arriveranno minuscole di tali dimensioni? Probabilmente sì, e anche con interni di lusso. Per il momento, sul sito Younicar trovate per esempio la XEV YoY   2,53 metri di lunghezza e 1,50 m di larghezza: la carta d'identità della XEV YoY  si avvicina a quella della primissima smart degli anni '00, che conquistò tantissime città europee.

Sarà tendenza? con interni molto tecnologici e talvolta eleganti o comunque “stilosi”, la possibilità che i vostri figli vi chiedano per la famiglia un’auto sotto i 3 metri non è per niente remota.


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